L’emergenza che stiamo vivendo è senza precedenti: chiunque è un principiante, in questo contesto.

Non abbiamo mai affrontato in prima persona una pandemia da virus.
Non abbiamo mai vissuto una situazione di tale limitazione delle libertà personali.

Questo accade in un’era in cui la produzione e la diffusione di contenuti è alla portata di chiunque abbia uno smartphone e un account social.

Da un certo punto di vista è un’ottima notizia: possiamo avere accesso a informazioni come non è mai successo prima d’ora. E quindi possono esistere progetti come Covid19Italia Help.


Da un altro punto di vista, questo facilita anche la diffusione di informazioni false, diffuse con scopi più o meno evidenti di profitto (politico, economico o anche solo per il gusto di creare il panico). Aggiungiamoci poi che anche i giornali tradizionali, per il modello di produzione e di lavoro che non riescono a modificare, spesso cadono in bufale o informazioni diffuse in maniera poco accurata ed eccoci di fronte a una specie di tempesta perfetta.

Come si fa, allora, a evitare le bufale?

Un modo è cercare di smentirle una a una.

Su Covid19Italia Help abbiamo una sezione dedicata: tutte le fake news a cui fare attenzione.
Il ministero della salute ha creato una sezione con le bufale più diffuse.

Ci sono tante realtà in Italia e nel mondo che lavorano per scovare le bufale e per smentirle (in gergo tecnico si chiama debunking) e che contribuiscono a diffondere contenuti che smentiscono le bufale. Per esempio, Pagella politica ha già raccolto 48 bufale sul coronavirus (al 23 marzo 2020, ed è certo che questo numero aumenterà).

Ma non basta: sui social, nei gruppi WhatsApp, in tutti i canali di comunicazione circolano audio o messaggi anche molto articolati, che contengono messaggi a volte pieni di dettagli veri e di altri assolutamente aleatori o non confermati o del tutto falsi.

Spesso queste notizie vengono condite con nomi o riferimenti plausibili ma inventati. Proposte con grafiche accattivanti. Arricchite con dati, grafici e altre modalità che danno una veste di presunta autorevolezza al contenuto. E allora, come facciamo a difenderci?

Stare dietro alla singola balla è difficilissimo e si rincorre. Quello che importa è il lungo periodo: creare nelle persone un appetito per le informazioni verificate, diffondere la cultura del dubbio – che non significa non credere a niente – e della verifica. Certo, questo richiede anche molta fiducia nelle istituzioni, ed è un’altra componente delicata, in un momento così fragile per tutto ciò che è istituzionale.

Infine: alle persone non piace essere corrette.

Un bel modo per difendersi dalle fake news è capire i meccanismi con cui queste bufale si diffondono.

Prima di tutto: i sentimenti.Queste non-notizie semplificano, tendono a parlare alla pancia, ai pregiudizi, alle cose che magari avevi sempre pensato anche tu e finalmente ecco che qualcuno le dice. Ecco, ricordati che le emozioni e le informazioni sono due cose diverse. Se una cosa è troppo bella per essere vera, probabilmente non è vera. Se una cosa ti sembra vera e ti sembra che tutti la nascondano, probabilmente non è vera. Se una cosa è troppo spaventosa per essere vera, probabilmente non è vera.

Secondo: i pregiudizi. Le non-notizie fanno leva sui pregiudizi, sui preconcetti.

Discriminano. Discriminano per genere, per provenienza geografica.

Cercano di far leva, in generale, sui meccanismi noi-contro-loro.
Noi, ovviamente siamo i buoni e loro (chiunque sia il nemico in quel momento) sono i cattivi. E quando cerchi di smontare la singola bufala ti trovi per forza di cose a dover provare a smontare un vissuto, un’esperienza, le idee di chi l’ha condivisa. Rischia di diventare soverchiante. Anche perché nessuno di noi è esente da pregiudizi.
In generale: se una “notizia” parla troppo alla tua pancia ed è troppo simile a quel che pensavi già, ha tante probabilità di essere falsa.

Terzo: non ricondividere e non cliccare. Se clicchi su un titolo-esca chi ha messo lì quel contenuto avrà la sua ricompensa, qualunque sia il suo scopo. Se non sai dire quale sia la fonte primaria dell’informazione, se non hai alcuno strumento per verificare se sia vera o falsa, se sia o meno attendibile, non la ricondividere, non farla circolare.

Quarto: costruisci gli anticorpi. Aiutaci a diffondere i consigli per arginare la diffusione di contenuti falsi.

È un lavoro, un percorso di lungo periodo. Funziona nell’emergenza, funziona anche in tempo di pace. Per esempio, qui sotto abbiamo preparato un piccolo “meme” da far girare per aiutare tutti a pensarci due volte prima di ricondividere qualcosa che non fa altro che inquinare l’ecosistema in cui viviamo.

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Alberto Puliafito Slow News - Covid19Italia.Help